Il cibo può portare dipendenza?

Gennaio 10, 2022

L’alimentazione ha un ruolo decisivo per la salute psicologica: migliora l’umore e dà energia per affrontare i vari momenti della nostra vita.

Alle origini la dieta umana era prevalentemente vegetariana, con pochissimi grassi e zuccheri. I sapori dolci provenivano dalla frutta matura o dal miele selvatico; i sapori salati erano pressoché sconosciuti e ci si cibava di alimenti che richiedevano una lunga masticazione.

Si alternavano frequenti carestie perciò quando i nostri antenati avevano a disposizione cibi grassi e dolci ad alta densità energetica ne mangiavano in abbondanza per sviluppare scorta di grasso corporeo per far fronte appunto ai periodi di scarsità.

Questo tipo di alimentazione radicata per moltissimo tempo nella nostra storia ci ha predisposti a gradire in modo particolare sapori dolci, grassi e salati.

Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che, quando l’uomo si nutre di alimenti dolci e grassi, si ha un’attivazione maggiore dell’area tegmentale ventrale del cervello (VTA) con conseguente rilascio di dopamina nelle sue aree bersaglio tra cui il nucleus accumbens dove viene prodotta quella sensazione di piacere e felicità legata ad una serie di attività quali ad esempio il sesso, il mangiare, il giocare con i videogiochi o ammirare un bel quadro.

Come per la cocaina (più gli stimoli sono rapidi e intensi e più l’effetto è piacevole, determinando quindi una dipendenza) più veloce è l’assorbimento di zuccheri e grassi, e maggiore è il piacere ottenuto che porta alla dipendenza. La combinazione di questi nutrienti induce poi un effetto molto più intenso rispetto alla loro singola assunzione.

Quindi il cibo, provocando sensazioni di piacere attraverso il rilascio di dopamina, può causare dipendenza, influenzando così anche la sfera emozionale.

In molti pazienti ho rilevato una vera e propria bramosia per i cibi ad alto indice glicemico e alto contenuto di grassi, dalla quale però ci si può liberare arrivando ad assumerli nelle giuste quantità, quelle necessarie per il fabbisogno dell’organismo, senza eccedere.

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